Paola e il bosco

Inviato da anonima

C’era una volta una ragazza di nome Paola ed è qui che comincia la fiaba…

Viveva in un paese nelle vicinanze di un bosco chiamato “Cancro”, a detta di tutti malefico, stregato e oscuro: perché quasi tutti quelli che vi si erano recati non ne erano più usciti, e anche quei pochi erano rimasti provati.

I pochi tornati, agli occhi del paese, sembravano strani, pertanto li allontanavano o li compativano.

Paola si era avvicinata al bosco un po’ di volte, lì fino al confine: aveva accompagnato alcuni amici, anche i suoi genitori, ma tutti erano entrati per poi non uscire più.

Viveva il bosco come un incubo, non riusciva a esorcizzarlo.

Con spensieratezza e senza accorgersene, un giorno qualcosa la attirò al limite del bosco spingendola all’interno con forza. Vi si addentrò malgrado non avesse voglia di farlo.

Non avrebbe mai pensato che quel momento sarebbe capitato anche a lei.

Vi si trovò dentro come se l’avessero catapultata da chissà dove, non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a trovarsi in quel luogo senza rendersene conto.

La paura la invase a tal punto che la fece vomitare.

Confusa, frastornata, persa e disperata pensava ai suoi cari che aveva lasciato al paese e che l’avevano vista andare sola verso il bosco malefico. Sicuramente avrebbero pensato di averla persa.

Si addentrò sempre di più, camminando piano piano perché era talmente buio che non si riusciva a vedere niente, nemmeno dove si mettevano i piedi. Era traballante e poco stabile, ma bisognava andare avanti comunque.

Cadde molte volte e si fece molto molto male. Il dolore fisico era forte, ma non poteva restare lì a terra perché rischiava di morire.

Bisognava rialzarsi e percorrere il resto del bosco.

Bisognava proseguire.

Quando cadeva sembrava che il tempo non passasse più.

Erano giornate senza fine.

Col viso talvolta sprofondato nel fango che la faceva respirare a fatica, si faceva sopraffare dal panico: quello che non ti lascia tregua e ti fa pensare che stai impazzendo.

Camminando con difficoltà iniziò a intravedere qualche forma anche se non vi era alcuna fonte di luce. Riconosceva le ombre che le facevano paura, che la sfioravano e circondavano.

Era lì in piedi che osservava, quando a un tratto si accorse che sulla strada buia c’era una deviazione che portava verso una strana calda luce. La seguì e, passo dopo passo, incontrava alcune ragazze che come lei stavano percorrendo la stessa strada.

In fondo al percorso si intravedeva un assembramento di donne; pure loro avevano un’aria sofferta, ma sorridevano, cantavano e giocavano tra loro.

Sembravano tutte uguali perché sprigionavano la stessa luce e si poteva pensare che provenissero da un altro mondo. Dialogavano tra loro con serenità, raccontando le loro esperienze e di come fossero cadute e poi rialzate, spiegavano il loro dolore fisico e morale, la loro sofferenza ad aver dovuto lasciare i propri cari al paese.

Paola scorse tra di loro persone che potevano sembrare delle fate.

Le fatine presero per mano Paola e incominciarono a farla muovere e parlare per non sentire più il dolore fisico e mentale, mostrandole che se anche le era capitato di entrare nel bosco, nella sofferenza si può trovare la luce.

Rimase lì per un periodo; vide alcune di loro andarsene tornando al paese, tante andavano e tornavano e alcune... volavano.

Paola era pronta a tornare al paese. Salutò con grande affetto e gratitudine le fatine e le altre donne e si incamminò verso il paese, voltandosi ogni tanto a guardare quel bosco chiamato “Cancro”.

Forse un giorno si sarebbero rivisti... ma in quel momento si sentiva fortunata: stava tornando diversa, forse difficile da comprendere per chi era rimasto al paese e non conosceva il bosco...

Paola lì aveva incominciato a vivere, in quel bosco in un attimo era morta dentro per poi col tempo rinascere.

Viveva ogni cosa in modo più completo.

Lei era la montagna quando raggiungeva la cima, era il vento quando era sulla sua bicicletta, l’albero del suo giardino, era grata a chi le sorrideva e a chi l’abbracciava.

Viveva il qui e ora...

Era una delle tante persone mutate da quando aveva lasciato il bosco. Aveva capito cosa era veramente importante.

Era stata una prova di coraggio.

Era una di quelle fortunate che aveva fatto ritorno e anche se poteva sembrare strano, ringraziava il bosco che le aveva fatto riscoprire o scoprire la vita: quella vera, quella dove il dolore ti fa crescere e ti fa diventare grande.

Ringraziava le fatine e le donne trovate là dentro che l’avevano sorretta nei momenti dove l’equilibrio se nera andato chissà dove.

Agli occhi degli altri era diventata diversa, ma a Paola questo non importava più.

Amava come prima, forse anche di più, solo in maniera differente e la cosa più importante è che Paola aveva incominciato a volersi bene... bene davvero.

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